Nell’area di Vibo Valentia, artigiani che si ispirano ad una tradizione veramente antica realizzano un oggetto che si vede di rado ma fa ancora la differenza (anzi, da un paio di articoli made in USA letti di recente, sta addirittura tornando di moda): la pipa.
Per la materia prima ci pensano i boschi calabresi. Le pipe migliori sono in radica di noce, si usa infatti una protuberanza della radice della pianta Erica Arborea detta “ciocco”. Il “ciocco”, prima di essere utilizzato, viene fatto stagionare almeno due anni (anche se ho sentito dire che ci sono artigiani che usano radica di nove e più anni).
Questa lunga stagionatura infonde al tabacco un gusto particolare ed unico. Per la precisione il “ciocco” calabrese ha basso contenuto di tannini, che sono i principali responsabili del sapore aspro ed amaro che si percepisce fumando certe pipe. Per questo motivo la pipa calabrese dà un sapore al tabacco che nessun’altra pipa riesce a dare.
Il processo è un’esplosione di tradizioni e sapienza artigianale: presa la radica, sosta un po’ in cantine scavate nello scoglio, ancora bagnata viene lavorata con la lama di una sega circolare scoprendo la parte corticale, con le venature ben visibili.
Quindi si procede ad un’accurata selezione dei pezzi più nobili che vengono trasferiti in una caldaia di rame per la bollitura che dura oltre ventiquatro ore di fila.
Quando ormai la bollitura è terminata ed il tutto si raffredda, gli abbozzi vengono posti in degli scaffali per la stagionatura.
Le pipe calabresi risultano al primo posto nelle collezioni degli amatori e ricercatori più illustri, sia per le loro qualità funzionali che estetiche. Nelle vetrine dei negozi più famosi del mondo vengono esposte come elemento di grande distinzione, raffinatezza ed eleganza.